Visita del Museo
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Nei primi decenni del Novecento Mondovì riesce a reggere il passo degli altri centri ceramici italiani. Inseguendo i gusti di un mercato sempre più esigente e volubile, le tipologie decorative della Vecchia Mondovì vengono reinterpretate, da un lato in modo da permettere un'esecuzione seriale e rapida, dall’altro cercando nei tratti estetici le suggestioni delle correnti artistiche europee. Si prediligono i temi floreali e le linee sinuose del Liberty, con l’introduzione di nuovi colori; compaiono le geometrie (ad esempio nei tovagliati) e le forme rigorose dell’Art Deco, i riferimenti futuristi al mondo delle macchine e delle colonie, ricorrendo anche all'uso di tecniche nuove, come il lustro e l’aerografo. Come avviene in altri centri ceramici, si lascia spazio alla creatività di brillanti decoratori per ideare nuovi soggetti e tipologie, o per eseguire complesse opere ancora di gusto ottocentesco: Giuseppe Sciolli, Angelo e Agostino Bosio, Pietro Siccardi.
Nel secondo dopoguerra la sfida delle fabbriche monregalesi è quella di coniugare produzione industriale e design mantenendo il valore della decorazione tradizionale a mano: l’esempio più riuscito, anche sotto il profilo del successo di mercato, è il servizio floreale “Paola”, realizzato negli anni Cinquanta dalla Richard-Ginori.
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