Grazie alla curatela di Enzo Biffi Gentili, la mostra interpreta originalmente l’opera di Peverelli non solo illuminando il suo ultimo periodo, quello ceramico, mai da nessuno storicamente documentato e criticamente affrontato, ma anche ripercorrendo la sua vicenda politica e pittorica, dal picassismo al postcubismo allo spazialismo sino -dopo il suo trasferimento in Francia nel 1957, dove vive e lavora sino alla morte- a una sorta di surrealismo nel quale viene sovente iscritto. Di nuovo rilevando aspetti rimasti in ombra come la grafica, artistica ed editoriale, e proponendo letture e connessioni differenti, anche con generi e arti discusse come la science-fiction e la bande dessinée, rispetto a più note illustri referenze (peintre-philosophe, musicofilo raffinato, e cultore di letteratura Peverelli annovera tra i suoi critici e amici Michel Butor, Pierre Restany, Giovanni Arpino, Italo Calvino e tiene personali in alti luoghi dell’arte quali la Biennale di Venezia e il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris).